Adl Consulting è una società di consulenza strategica, public affairs e comunicazione istituzionale specializzata in attività di lobbying, advocacy e change management. Dal 2012 sosteniamo il decision-making basato sui dati e promuoviamo il #DigitalLobbying nel settore.
Il “Digital Lobbying Blog” è uno spazio digitale dove il nostro Team mette a disposizione di tutti i professionisti di settore approfondimenti su questioni emergenti nazionali e internazionali, innovazioni e best practice.
La nostra Academy è una piattaforma dedicata alla formazione di esperti in affari istituzionali e regolatori, dirigenti, giornalisti e collaboratori parlamentari. I nostri corsi, tenuti da docenti qualificati ed esperti di settore, formano figure professionali con un elevato grado di specializzazione, capaci di operare sul fronte delle relazioni istituzionali e dei public affairs attraverso tecniche e strumenti innovativi interdisciplinari.
L’Internet of Things e l’Intelligenza Artificiale miglioreranno la governance delle nostre città?
Questa è la domanda di fondo che si sono posti A. Kankanhalli, Y. Charalabidis e S. Mellouli nello studio “IoT and AI for Smart Government: A Research Agenda” pubblicato sul Government Information Quarterly di marzo 2019.La diffusione sempre più pervasiva e capillare della rete ha permesso di esplorare possibilità che fino a pochi anni fa erano considerate degne dei migliori autori di fantascienza.
Negli ultimi anni infatti l’Internet of Things e l’Intelligenza artificiale sono state considerate come le maggiori fonti di innovazione per le nostre case, città e industrie.
Quando si parla di Internet of Things – abbreviato IoT – ci si riferisce a quei sistemi di interconnessione digitale tra oggetti fisici che raccolgono, elaborano e condividono dati, comunicando in rete con l’ambiente circostante. L’enorme mole di dati grezzi così ottenuta da automobili, smartwatches, elettrodomestici, sensori esterni e altri dispositivi, può rappresentare una nuova frontiera nell’ambito dello smart government delle nostre città.Tuttavia analizzare e comprendere questa montagna di dati può rappresentare una sfida insormontabile. Qui può risultare fondamentale l’utilizzo di algoritmi e tecnologie di Intelligenza Artificiale (IA), che grazie all’abilità di apprendimento e ad enormi capacità di calcolo possono estrapolare significato da dati grezzi. Queste due tecnologie sono quindi viste come complementari: la diffusione dell’IA migliora lo sfruttamento dell’ecosistema dell’Internet of Things e, allo stesso tempo, grazie all’enorme mole di dati prodotta, l’IoT stimola l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in settori chiave dello smart government.
Ma cosa si intende per smart government?
Si può considerare come un’evoluzione dell’e-government che avvicina maggiormente il cittadino al sistema, rendendo più efficienti i servizi pubblici. Tutto ciò è reso possibile grazie alle nuove tecnologie che agiscono da catalizzatori di innovazione, sostenibilità e competitività.Avvalersi di queste due tecnologie specifiche (IoT e IA) in aree chiave dello smart government può infatti migliorare l’efficienza e la qualità di vari servizi, come la gestione della rete energetica, la rete di trasporti pubblici e privati, la sanità e la pubblica sicurezza. Proprio in quest’ultimo ambito di applicazione, tuttavia, sono emerse diverse preoccupazioni da parte di esponenti della società civile e di numerosi esperti. Come si coniuga una raccolta sistematica, diffusa e capillare di dati e informazioni con il rispetto della privacy e delle libertà fondamentali, contemporaneamente proteggendo i dati – l’oro del XXI secolo – dai cyberattacchi?
Negli ultimi anni, la cybersecurity è diventata sempre più un tema imprescindibile in ogni analisi politica ed economica che riguardi le nuove tecnologie.
Il pericolo di attacchi in rete ormai è ben evidente a tutti. L’ultimo Allianz Risk Barometer – ricerca che racchiude le opinioni di esperti mondiali – descrive gli attacchi cibernetici come i principali rischi per le aziende globali.Ritornando allo studio di Kankanhalli, Charalabidis e Mellouli, si evidenziano tre principali sfide nell’applicazione di queste tecnologie alla governance del domani.La prima di queste è l’interoperabilità. Ad ora, non esiste un unico e coerente standard tecnico per i dispositivi connessi e ciò crea un ecosistema tecnologico incompleto e lacunoso, che potrebbe portare ad uno sviluppo e ad una diffusione frammentata.
La seconda sfida per l’industria e per i governi è la protezione della privacy e della sicurezza dei dati, come già menzionato. Essendo collegati alla rete, tutti i devices possono essere soggetti ad attacchi hacker, che potrebbero compromettere il funzionamento del network stesso e causare furti di dati personali e pubblici. Ad esempio, un attacco cyber ad una centralina elettrica, se non opportunamente contenuto, potrebbe causare problemi alla rete elettrica, fino al caso estremo di un blackout.
A ciò si collega un tema fondamentale che riguarda la proprietà dei dati. Se infatti l’origine dei dati può essere un dispositivo privato come un elettrodomestico, la gestione e l’eventuale profitto derivante dalla lavorazione dei dati è spesso nelle mani di entità pubbliche o aziende private, come avviene già ora nella maggior parte dei casi.Infine, la terza sfida riguarda la sostenibilità ambientale e sociale di tali tecnologie. Se da un lato l’IoT può rendere più efficienti la gestione di servizi pubblici come i trasporti e la rete elettrica, dall’altro la diffusione di dispositivi elettrici connessi richiederà un sempre maggiore utilizzo di energia elettrica. Già ora, secondo alcuni studi, le attività collegate alla rete internet assorbono circa il 10% dell’elettricità globale.
Quindi, il prossimo futuro presumibilmente vedrà un continuo aumento della domanda di elettricità, che dovrà essere soddisfatta utilizzando energia pulita. Dal punto di vista etico e sociale, invece, sono stati evidenziati numerosi criticità create dal maggior uso di tali tecnologie. Dai problemi di accountability in caso di danni – basti pensare alle macchine a guida autonoma o all’automazione nella sanità – fino ai casi di faziosità e di razzismo registrati in alcuni software di pubblica sicurezza causati da errori nella loro programmazione.
Nonostante l’importanza di queste tecnologie, gli autori dello studio hanno evidenziato come finora manchi un quadro normativo e di ricerca univoco per l’analisi di questi temi. Partendo da questa mancanza, si propone un programma di ricerca sull’applicazione di tecnologie di IoT e AI nello smart government che parta da quattro fondamentali direzioni di ricerca: studi specifici, esame e valutazione dell’implementazione di questi sistemi, focus sugli ostacoli specifici allo sviluppo di tali tecnologie e nuovi metodi di ricerca.È ormai noto che la tecnologia corre più veloce dei regolatori, ma lo sviluppo delle nostre città e la sicurezza dei cittadini sono a rischio. Serve, perciò, una maggiore ambizione da parte della politica e del sistema produttivo al fine di trovare soluzioni comuni e regole globali.
Policy Consultant at Adl Consulting