Il Digital Lobbying parla di blockchain: quali possibili modelli di governance?

Come ha sostenuto il Founding Partner & CEO di Adl Consulting, Claudio Di Mario, nel saluto di apertura all’evento “Come la Blockchain sta trasformando imprese e istituzioni”, il settore del Public Affairs ha bisogno di una profonda trasformazione che passa inevitabilmente da un cambio di mentalità. È necessario, infatti, che anche il processo di lobby adotti un approccio data-driven, per un motivo molto semplice: ciò che non possiamo misurare, non possiamo migliorare.

A tal proposito, l’ing. Di Mario ha aggiunto che Adl Consulting ha sviluppato KMIND® e KMIND®4GOV, due piattaforme digitali di Knowledge Management per il Public Affairs che si fondano concettualmente su due assunti: la misurabilità e la trasparenza. Per Adl Consulting, ha concluso il CEO, è quindi fondamentale puntare sulla comprensione profonda di tecnologie quali la blockchain e l’intelligenza artificiale, riflettendo sulle possibili applicazioni anche nel settore della rappresentanza di interessi.

Obiettivo dell’evento, organizzato presso la sede di Adl Consulting, è stato quello di stimolare il dibattito su quali modelli di governance siano applicabili ad una tecnologia come la blockchain e quale approccio dovrà adottare il regolatore per consentirne la massima diffusione.

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La conferenza, moderata da Stefano ConsonniPublic Affairs Advisor Adl Consulting e Presidente di IDeal – Organization for Digital Politics, ha visto la partecipazione di Andrea BellaciccaBlockchain Product Leader di Blockchain360 e Vicepresidente di IDeal – Organization for Digital Politics; Alessandra SantacroceDirector Government and Regulatory Affairs IBM Italia; Daniele SavarèPayments Service Line Director SIA SpALaura CappelloPresidente Blockchain CoreMichele FaioliConsigliere esperto del CNEL e autore di numerosi saggi sulla blockchainManuel TuziDeputato M5S e Massimo UngaroDeputato PD.

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Andrea Bellacicca, fisico e programmatore di blockchain e intelligenza artificiale, ha aperto il suo intervento affermando che “non esiste una sola blockchain, ossia quella legata ai bitcoin, ma ne esistono tante e bisogna scegliere quella che meglio risponde agli obiettivi dell’ente che desidera applicarla”.

La blockchain, ha aggiunto Bellacicca, risolve diversi problemi:- Crea un sistema di fiducia sicuro tra operatori che non si conoscono tra di loro, in quanto la fiducia non è riposta in un ente terzo ma risiede all’interno del sistema stesso. Si tratta, dunque, di una fiducia creata matematicamente.

– Permette l’immutabilità dei dati inseriti. Questi, infatti, non possono essere manipolati o alterati in nessun modo. Ciò introduce un concetto completamente nuovo nel mondo digitale, che è quello di scarsità. In concreto, un dato non può essere riutilizzato come avviene per ogni entità digitale, ma ha carattere di unicità.

– Permette l’abbattimento di diverse forme di costo dovute alla mediazione. Un sistema di pagamenti come Paypal, per esempio, ha costi molto elevati per la registrazione di tutte le transazioni. Costi che possono essere drasticamente ridotti qualora siano gli stessi utenti a farsi carico delle registrazioni.Per quanto concerne la governance, ha sostenuto il fisico, si sono affermati sostanzialmente due modelli di blockchain: permissionless e permissioned.

Quest’ultima è solitamente quella utilizzata dalle aziende.

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Mentre nella blockchain permissionless ogni nodo ha le stesse caratteristiche, ovvero i dati presenti nel registro sono accessibili a tutti e chiunque può inserire informazioni, nella blockchain permissioned sono possibili diverse personalizzazioni. Per esempio, quest’ultima permette di dare un’identità specifica ai singoli nodi, ossia al ruolo che ogni computer ha all’interno della rete blockchain. Inoltre, consente di effettuare una transazione tra due nodi senza che tutta la rete lo sappia. Permette, ad esempio, l’applicazione dei cosiddetti Smart Contract confidenziali.

“È chiaro – ha concluso Bellacicca – che in una situazione simile si inizia a perdere la decentralizzazione tipica della blockchain permissionless. Tuttavia, per ovviare a questa problematica si sta affermando la tendenza a certificare la propria blockchain privata su una rete pubblica. Questo è il senso dell’evoluzione in atto”.

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Daniele SavarèPayment Service Line Director di SIA SpA, importante operatore nel settore dei pagamenti digitali, ha posto l’accento sul perché la blockchain non stia avendo larga diffusione all’interno delle aziendeDa una ricerca condotta da SIA in partnership con PWC su 500 manager C level è stato dimostrato, paradossalmente, che è la fiducia ciò che manca. Inoltre, le conoscenze delle aziende in materia di blockchain rimangono carenti. Da ultimo, dal punto di vista normativo non è ancora stato riconosciuto il valore legale dei dati registrati su blockchain, cosa che potrebbe avvenire con l’approvazione del Decreto Semplificazione in procinto di essere varato dal Governo. Tutti i fattori elencati contribuiscono ad un rallentamento degli investimenti.

Tuttavia, SIA è un protagonista di eccellenza nell’utilizzo della tecnologia in questione. Tanto è vero che ha sviluppato SIAchain, un’infrastruttura privata che conta oltre 600 nodi di rete europei di SIAnet, network in fibra ottica ad alta velocità e bassa latenza lungo oltre 170.000 Km. Su questa infrastruttura SIAchain consente ai propri clienti di sviluppare applicazioni business basate su registri distribuiti. Le Community che comprendono Banche, Corporate e PA, sviluppano gli applicativi di business e decidono come gestirne la proprietà intellettuale. Gli applicativi sono installati da SIA sull’infrastruttura SIAchain su mandato delle Community e devono rispecchiare canoni di sicurezza, affidabilità e performance dei servizi erogati. Da ultimo, la governance del servizio SIAchain garantisce il riconoscimento reciproco e il valore legale delle transazioni, ed è gestita da specifici organi.

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Alessandra SantacroceDirector Government and Regulatory Affairs di IBM Italia ha aperto il suo intervento affermando che la blockchain rappresenta ora per IBM ciò che Internet rappresentava ai suoi albori. Non a caso, il colosso americano ha attivato circa 1000 progetti legati a questa tecnologia.Secondo l’esperienza di IBM, ha sottolineato Santacroce, gli aspetti fondamentali della blockchain sono tre: trasparenza, fiducia ed efficienza dei processi.

“La vera sfida”, ha detto la manager, “non è utilizzare blockchain per fare in maniera diversa cose vecchie, ma per fare cose nuove in maniera nuova”. Per approcciarsi al suo utilizzo è infatti necessario trasformare l’usuale approccio delle aziende in tema di progettualità. La responsabile degli Affari Istituzionali dell’impresa tecnologica ha citato diverse iniziative basate su blockchain che vedono il coinvolgimento di IBM, come PlasticBankIBM Food TrustTradeLens e We Trade.

Dal punto di vista regolatorio, Santacroce ha evidenziato che, essendo la blockchain una tecnologia dirompente, “è necessario per il regolatore adottare un approccio per gradi” evitando il rischio di frenarne le potenzialità. Santacroce si è detta concorde con l’approccio scelto dall’Unione europea, che prima di intervenire sull’argomento ha deciso di acquisire, attraverso la costituzione dell’Osservatorio sulla blockchain e uno stanziamento di fondi, le competenze necessarie per comprenderne la portata. Nella sostanza IBM non ritiene che la blockchain abbia bisogno di regole. Al contrario, per permetterne la diffusione, è necessario eliminare gli ostacoli lavorando sull’interoperabilità, sull’open source, sulla standardizzazione e soprattutto investire in formazione e competenze.

In conclusione, Santacroce ha espresso parere positivo sull’approccio del Governo alla tecnologia, richiamando in particolare l’ingresso dell’Italia nella lanciata dal MISE con lo scopo di costituire un gruppo di esperti di alto livello per l’elaborazione della strategia nazionale sulle tecnologie basate su registri distribuiti e Blockchain.

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Massimo Ungaro, Deputato del Partito Democratico, ha introdotto nella discussione la proposta di legge del Pd sul voto all’estero utilizzando blockchain.

L’idea nasce dalle accuse di brogli relativi alle elezioni all’estero che sono emerse a ogni votazione successiva alle Politiche del 2006. I motivi riguardano, da un lato, il cospicuo numero di votanti all’estero (5 milioni) e, dall’altro, le modalità di voto. Fino ad oggi si è votato per corrispondenza: ad ogni elettore residente all’estero viene spedito via posta dall’Ufficio consolare di competenza un plico contenente le schede elettorali. L’elettore, utilizzando la busta già affrancata, deve poi spedire nei tempi stabiliti le schede elettorali compilate al proprio ufficio consolare di riferimento.La proposta del Pd intende preservare la modalità di voto degli italiani all’estero via posta, mettendola però in sicurezza attraverso la blockchain.

Il voto elettronico, infatti, non offrirebbe le necessarie garanzie. La tecnologia blockchain, ha aggiunto il deputato, non ha bisogno necessariamente del voto elettronico. Secondo questo nuovo sistema, la persona avente diritto riceverà il plico con all’interno due buste e due francobolli dotati di codici. Questi ultimi verranno applicati alle due buste e poi l’elettore validerà la scheda telefonando a un numero verde, raggiungibile a costo zero da tutto il mondo. Durante la chiamata, gestita automaticamente, saranno poste domande specifiche a ogni singolo elettore, correlate al codice identificativo del soggetto. In questo modo, sostiene Ungaro, si riuscirà a scongiurare definitivamente il rischio di brogli e allo stesso tempo mantenere alta la partecipazione al voto.Ungaro si è espresso anche sull’operato del Governo ritenendo inadeguato l’investimento in blockchain previsto dalla Legge di Bilancio di soli 15 milioni di euro all’anno, considerando che la Francia sta lanciando un fondo di 1,5 miliardi da investire in intelligenza artificiale.

Laura CappelloAvvocato, Presidente di Blockchain Core e Direttore Scientifico Ateneo Impresa – The Blockchain Management School, ha sostenuto che quello che da tempo cerchiamo di ottenere attraverso le norme, senza riuscirci, oggi lo possiamo raggiungere con la blockchain, grazie alle caratteristiche intrinseche di questa tecnologia. Ossia, per merito dell’affidabilità e dell’immutabilità dei dati.A tal proposito, ha aggiunto Laura Cappello, ciò che le istituzioni e il legislatore devono fare non è regolamentare la tecnologia, ma l’accesso alla piattaforma blockchain. Ciò significa, ha proseguito Cappello, che “le istituzioni e il legislatore devono fare in modo che i dati che vengono immessi nella piattaforma all’anno zero devono essere essi stessi certi e veri. I dati di input dei blocchi devono essere controllati, perché altrimenti non possiamo costruire una infrastruttura basata sulla fiducia.

Questo nella prima fase, mentre solo in un secondo momento potremo parlare di regolamentare la piattaforma blockchain, ma “attenzione – evidenzia la Presidente di Blockchain Core – si tratterà di un diritto completamente nuovo, dove concetti come confine e territorialità non avranno alcun senso. La blockchain produrrà una nuova forma delle relazioni tra persone e tra Stati”.Ciò che importa sottolineare, ha detto l’avvocato Cappello, è che aziende e istituzioni che affineranno le proprie competenze sulla nuova tecnologia potranno cambiare il proprio modo di fare azienda o di fare PA. Per fare un esempio concreto, “oggi un potenziale aspirante beneficiario dei fondi europei deve cercare tra mille bandi quello che gli interessa, poi fare una procedura più o meno complessa e poi se è fortunato riceve l’assegnazione. Utilizzando la tecnologia blockchain tutto si inverte, e sarà il fondo a cercare e trovare l’avente diritto, perché la piattaforma avrà in sé i dati necessari per stabilire chi possiede i requisiti e chi no. A quel punto”, ha concluso Cappello, “quando persone fisiche e giuridiche intraprenderanno questo cammino arriveremo alla nascita di quella che potremmo definire la nuova società”.

Michele Faioliconsigliere esperto del CNEL e autore di numerosi saggi su blockchain, si è soffermato su come la riorganizzazione della PA e del settore privato basata su blockchain possa determinare un riassetto del modello lavorativo.Faioli si è detto convinto della non necessità di modificare le norme esistenti per implementare policy di blockchain, né a livello nazionale né a livello comunitario. La convinzione di Faioli è che prima di introdurre sistemi di blockchain sia la pubblica amministrazione che le aziende private devono fare uno sforzo di riorganizzazione e individuazione delle lacune da colmare. C’è dunque una esigenza prioritaria di ridefinizione delle strutture, e solo in un secondo momento si potrà scegliere il veicolo più adatto, blockchain o altro.Il secondo spunto di riflessione introdotto dal giuslavorista concerne la governance del sistema blockchain, e in particolare l’ingresso in piattaforma tramite un contratto con comunione di scopo. Ciò significa che per l’attivazione di blockchain, sia all’interno del settore pubblico che all’interno di quello privato, potrebbe essere auspicabile fare un accordo tra tutti i soggetti che desiderano far parte della piattaforma, decidendo a tavolino ruoli e caratteristiche dei singoli nodi.In conclusione, Faioli ha affermato che il legislatore deve intervenire il meno possibile, lasciando ampio spazio all’autonomia privata.

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Manuel TuziDeputato del Movimento 5 Stelle, ha sottolineato le principali misure presenti nella Legge di Bilancio 2019 a sostegno di blockchain: il riconoscimento giuridico dei registri che utilizzano la tecnologia; la creazione di un fondo di venture capital per le start-up che permetterà allo stesso Ministero dello Sviluppo Economico di investire direttamente nel fondo in questione; lo stanziamento di circa 45 milioni in tre anni a partire dal 2019 per il finanziamento di progetti pubblici e privati che facciano ricorso alla blockchain; l’assunzione di 120 nuovi docenti per portare l’insegnamento delle nuove tecnologie nelle scuole; un voucher fino a 40 mila euro per permettere alle PMI di assumere figure idonee a conseguire la digital transformation.

In ultimo luogo, ha dichiarato Tuzi, il Reddito di cittadinanza che partirà il 2 aprile 2019 permetterà alle persone di fare formazione ed essere reinserite nel mondo del lavoro che è in continua trasformazione.Il Deputato M5S ha citato anche la chiamata per esperti del Ministero dello Sviluppo Economico per la costituzione di un gruppo di esperti di alto livello composto da 30 persone che avranno il compito di elaborare la Strategia nazionale sulle tecnologie basate su registri distribuiti e blockchain. Il parlamentare ha infine menzionato l’ingresso dell’Italia nella European Blockchain Partnership, che permetterà all’Italia di condividere esperienze con gli Stati che vi hanno già aderito e di accedere al fondo di 80 milioni di euro, destinato ad arrivare a 300 milioni entro il 2020.L’On. Tuzi ha concluso il suo intervento sottolineando che il Movimento 5 stelle sta terminando l’integrazione di blockchain all’interno della piattaforma Rousseau per rafforzare il sistema di voto degli iscritti.

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